Pagina 3 di 3
Ritornerà nella pianura pampeana come capo della squadra italiana ai campionati del mondo nel 1963: «l’accoglienza tributatagli dai volovelisti argentini fu indescrivibile – scrive il campione Riccardo Brigliadori -. Ci vennero a prendere all’aeroporto per accogliere il loro grande amico al grido di “Don Plinio! Don Plinio!».I tempi sono maturi per il rientro in Italia. E’ il 1956 quando assume la direzione del Centro Nazionale di Volo a Vela a Rieti, di recente costituzione, al quale imprime quell’impulso che farà del Centro uno dei più importanti punti di riferimento nel panorama volovelistico italiano e, in seguito, internazionale. E’ capo della squadra italiana ai Campionati mondiali di volo a vela in Francia e meteorologo in quelli di Germania, Inghilterra e Polonia.
Determinante il suo contributo al rapido sviluppo del volovelismo nazionale in termini sia organizzativi sia di diffusione della meteorologia, che avviene anche attraverso un’intensa attività di conferenziere. Il noto volovelista Egidio Galli scrive come Plinio «per una delle sue più belle doti – la generosità – conquista sui campi di volo e nelle conferenze scientifiche il riconoscimento di “professore”». Comunicare e illustrare, con la parola o la scrittura e con le immagini, la meteorologia e i progressi volovelistici, significano per lui diffondere con coscienza una sana passione. La sua prosa, sempre chiara, si fa precisa negli scritti tecnici e lirica quando tocca il tema del volo silenzioso.
Del 1957 è la pubblicazione “Meteorologia per i piloti di volo a vela”: edita dall’Aero Club d’Italia e adottata per il conseguimento del brevetto di volo a vela, avrà ben cinque ristampe in venticinque anni. Diviene il meteorologo ufficiale dei Campionati italiani di volo a vela e di altre importanti competizioni.
Nella Varese dei suoi anni giovanili rientra nel 1961 per organizzare e dirigere il prestigioso Centro Studi Volo a Vela Alpino sul campo di Calcinate del Pesce, entrambi sorti grazie alla straordinaria passione volovelistica dei coniugi Adele e Giorgio Orsi. Con lui ritorna a Varese anche il periodico “Volo a Vela”.
La notorietà di Rovesti in campo internazionale lo impegna, sin dagli anni 60, in una stretta collaborazione con l’OSTIV, l’organizzazione scientifica e tecnica mondiale del volo a vela, di cui viene nominato, nel 1968, membro del Consiglio direttivo, incarico che mantiene per diversi anni.
Nel 1958 la F.A.I. – Federazione Aeronautica Internazionale gli aveva conferito il prestigioso “Diploma Tissandier”.
E’ di nuovo a Rieti nel 1966. Richiamato in servizio dall’Aeronautica militare, riprende a dirigere il Centro Nazionale di Volo a Vela sino al collocamento in congedo, con il grado di Tenente Colonnello pilota, nel 1975, l’anno in cui dà alle stampe una sua nuova piacevole fatica: “Ali silenziose nel mondo”, la storia del volo a vela mondiale.
Non lascia mai di volare (ottiene la Medaglia d’argento di lunga navigazione aerea), ma, soprattutto, non abbandona la sua meteorologia: per dieci anni ancora riveste la carica di meteorologo dell’Aero Club Centrale di Volo a Vela di Rieti, dove continua a dirigere il Servizio Meteo delle gare di volo a vela, dei Campionati italiani ed europei, fino a coronare la sua carriera con l’affidamento di questo servizio ai Campionati Mondiali svoltisi a Rieti nel 1985, in occasione dei quali organizza anche il Congresso internazionale scientifico e tecnico dell’OSTIV. Pubblica “Il volo a vela - Rieti 1985: Campionati mondiali”.
I riconoscimenti che riceve sono numerosi, tra cui la Medaglia d’oro di benemerenza dell’AeCI, il titolo di “Pioniere del progresso aeronautico”, la “Stella d’oro al merito sportivo” del CONI e, soprattutto, l’affetto dei volovelisti. Scrive ancora Brigliadori: «I ricordi si chiudono con il bell’anniversario dei 90 anni in compagnia dell’amatissima moglie [Rosetta] e dei figli; e poi tante, tante lettere dolcissime».
Scompare a Rieti nel luglio 2006 a novantacinque anni.